BARBANIA

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Barbania
 (IPA: [barba’nia][4]; (Barbanià in piemontese), è un comune italiano di 1 559 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte. È situato nella parte sud-occidentale del Canavese, al margine del pianalto della Vauda.

Il territorio comunale comprende, da nord a sud, parte della pianura alluvionale del Malone nel suo medio corso, il pianalto settentrionale delle “Vaude” (il conoide di deiezione formato in epoche glaciali dalla Stura di Lanzo) e il tratto finale della piccola valle del torrente Fandaglia. Il capoluogo si trova a 362m s.l.m., il punto più alto a 440 m s.l.m. e il meno elevato a 281 m s.l.m.

L’origine celtica appare evidente nel toponimo: bar indica il villaggio fortificato (come in Bard e Bar Cenisio) che si ergeva sul gradiente ove si trova l’attuale centro storico; separato da un piccolo rio vi era un bannos, nucleo di capanne da cui proviene la seconda parte del nome del paese.[5]

Tra le numerose ipotesi ottocentesche sulla derivazione del toponimo, una si rifaceva alla ricchezza boschiva del luogo: berbèn significa quercia in provenzale[6].

Due leggende tramandate oralmente si riferivano l’una a una persona con la barba e l’altra a uno zio (barba in piemontese) che annegava nel torrente, da cui barba ch’a nìa (barba o zio che annega).

Libero Comune

A partire dall’XI secolo gli abitanti si svincolarono dal sistema feudale: rimasero solamente alcune rendite al locale consortile delle famiglie Dro, anch’esse di origine borgognona. Il paese assunse la tipica conformazione di ricetto a “insulae” e vennero rinforzate le opere difensive con recinzioni e fossati. Risale a questo periodo la costruzione della torre-porta, unico accesso ben protetto all’abitato.

Barbania venne donata nel 1164, assieme ad altre terre, da Federico I imperatore al Marchese del Monferrato[senza fonte]. Fu in seguito coinvolta nelle guerre tra i signori canavesani: i Conti di Valperga e quelli di San Martino[senza fonte]. Verso la metà del secolo troviamo documentata la presenza di un Ospitium , di cui non rimane traccia alcuna[8] e che era situato nei pressi della chiesa di Amalone[9].

Nel 1305, nel corso di una campagna espansionistica verso il Canavese, il principe Filippo I di Savoia-Acaia conquistò Barbania con le armi: la Comunità ne riconobbe i diritti ottenendo in cambio ampie concessioni.[10] Da allora il paese rimase fedele alla casa sabauda, godendo di numerose franchigie e privilegi; tra questi il singolare diritto di tutti i barbaniesi di non poter essere imprigionati e di venire processati esclusivamente in paese.

Al 1326 risale la prima visita pastorale da parte del Vescovato di Ivrea.[11] Dai verbali risultano due parrocchie: una dedicata a san Giuliano di Brioude e costruita extra moenia, l’altra, definita “antiquissima”, Sancta Maria de Rucha Veteri, era ubicata dove sorgeva l’antico villaggio celtico. Numerose le cappelle, tra le quali quella dedicata a sant’Antonio abate, di proprietà della Comunità.[11]

Rinascimento

Un documento risalente al 1447 testimonia le richieste della comunità di poter edificare una domum fortem sive fortalicum (casa forte o fortezza), avente una specifica funzione di magazzino: il ricetto venne così ad assumere il classico assetto quattrocentesco.

Nell’ultimo ventennio del XIV secolo nel Canavese scoppiò la rivolta del Tuchinaggio, che vide la popolazione insorgere contro lo strapotere dei feudatari locali. La comunità di Barbania partecipò attivamente, essendo in perenne contrasto con i confinanti conti di Valperga.[12]

Periodo sabaudo

In seguito i Savoia iniziarono a vendere titoli di nobiltà. I Barbaniesi, orgogliosi di non aver mai dovuto sopportare feudatari, raccolsero il denaro necessario ed acquisirono la signoria del loro paese.[10]

Dagli inizi del Quattrocento fino a tutto il Settecento la Comunità di Barbania, forte dell’appoggio di Casa Savoia, ebbe frequenti scontri con i conti di Valperga e i paesi ad essi soggetti per la proprietà dei fertili pascoli lungo il torrente Malone chiamati “Pasquarole”.[10] Si trattò di una vera campagna militare portata avanti per generazioni dalla Badìa, un corpo armato formato di borghigiani volontari.[13]

Alla fine del XVI secolo visse a Barbania, dove morì nel 1615, il medico Giovanni Pietro Urceglio, autore di numerosi testi medici, poesie e opere in prosa.[14]

Barbania ha dato i natali a Bernardino Drovetti.

XX secolo

Dopo l’otto settembre 1943 tra i residenti si formò un gruppo aderenti alla Resistenza; nel settembre 1944 la frazione Boschi fu teatro di un eccidio perpetrato da truppe nazi-fasciste, che la incendiarono per rappresaglia e fucilarono sette civili inermi.

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